La messa a porte chiuse, la processione in pick-up, il lungo applauso liberatorio: il racconto della giornata di San Simplicio

La celebrazione di San Simplicio a Olbia.

Un atter annu menzus, che il prossimo anno sia migliore. Questa la frase che durante le celebrazioni di San Simplicio 2020 ha risuonato nella testa di tutti e non solo nella testa. Una giornata veramente particolare quella di una festa patronale priva dei suoi colori, dei suoi suoni, dei suoi profumi e dei suoi sapori.

Nei pochi presenti nel piazzale della basilica la consapevolezza di vivere un momento storico, bello, emozionante ma che tutti sperano sia unico e irripetibile. Tanta la voglia di tornare alla normalità, altrettanta la necessità di salutare il Santo patrono di Olbia nel corso del suo passaggio di benedizione alla città e ai suoi abitanti.

La benedizione di San Simplicio su Olbia e la Gallura, emozione e speranza dalla processione

Una processione sui generis, svolta interamente in macchina, che ha visto il simulacro del Santo issato sul cassone di un pick-up preceduto da una Hummer che ospitava il vescovo di Tempio Ampurias e dai motociclisti della polizia locale, seguito da altri due pick-up che trasportavano le bandiere votive. E dietro le automobili con il sindaco e le altre autorità civili.

Un percorso top secret, svolto a ritmo serrato, che ha attraversato la città in lungo e in largo. Dal quartiere di San Simplicio a via Barcellona, da via Vittorio Veneto a via Mameli. Per poi passare in via Roma e spingersi fino al cuore di Zona Bandinu, ritornare nel corso Umberto e poi fino a viale Aldo Moro, via Vignola e giù fino a riportare San Simplicio nella sua casa.

Un percorso che ha voluto attraversare, non solo metaforicamente, l’intera città per dare forza a una popolazione segnata dal lungo lockdown e preoccupata per la stagione turistica che tarderà ad attivare. Un corteo che non ha lasciato nessuno indifferente e non solo perché annunciato dalle sirene della polizia locale.

Tanta era nei passanti la voglia di incontrare il Santo, tanto il desiderio delle persone ai balconi di poterlo vedere, pregare, implorare e salutare. Tra volti sorpresi a sorridenti e petali di rosa non sono mancate le lacrime di commozione di chi ha bisogno, in questa epoca, anche di gesti dal forte valore simbolico come questo.

E poi il ritorno in basilica. Un applauso, forse, più sentito che mai e il grido “Viva San Simplicio”. Un ultimo momento di preghiera e prima di salutarsi la preghiera laica “Un atter annu menzus”. Sperando che non sia solo un modo di dire, ma che sia così per il prossimo anno e per quelli a venire. Davvero.

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