Caos elezioni regionali. Tra pochi giorni l’udienza al TAR sulle liste che non hanno raccolto le firme

Tar Sardegna elezioni regionali 2019

Ben 14 i ricorsi sulle elezioni.

Sono 14 i ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale contro l’elezione di numerosi consiglieri regionali. Quelle dirette all’elezione di singoli candidati a discapito di altri, sulla base di conteggi errati o dell’attribuzione di seggi a una circoscrizione anzichè a un’altra, saranno oggetto di un’udienza del 26 giugno.

Il 12 giugno, invece, presso il TAR avrà luogo un’udienza avente ad oggetto i ricorsi sulle adesioni tecniche non perfezionate con la candidatura nella stessa lista, che hanno consentito a 4 liste di partecipare alla competizione elettorale senza l’onere di raccogliere le migliaia di sottoscrizioni degli elettori presentatori richieste dalla normativa vigente.

La legge statutaria regionale prevede che “nessuna sottoscrizione è richiesta per la presentazione di liste di candidati con contrassegni tradizionalmente usati o ufficialmente riconosciuti dai partiti o gruppi o movimenti politici di carattere nazionale o regionale che abbiano avuto eletto, nella legislatura in corso alla data dell’indizione dei comizi, un proprio rappresentante nel Consiglio regionale o ai quali, con dichiarazione formale, aderisca almeno un consigliere regionale in carica alla data di indizione dei comizi elettorali“.

Il problema è che 4 Consiglieri Regionali hanno sottoscritto una dichiarazione di adesione formale a una lista, consentendogli di non raccogliere le migliaia di sottoscrizioni necessarie, ma poi hanno scelto di candidarsi con altre liste.
Si tratta di Paolo Luigi Dessì, che ha formalmente dichiarato l’adesione alla Lega, ma poi si è candidato con il Psd’Az, Gianni Lampis candidato con Fratelli d’Italia dopo la dichiarazione formale di adesione a Sardegna Civica, Marco Tedde candidato con Forza Italia dopo l’adesione tecnica a Sinergie per l’Italia e infine Valerio Meloni, candidato col Pd dopo l’adesione tecnica a Sardegna in Comune.

A presentare i ricorsi, i consiglieri uscenti e non rieletti dell’Upc, Pierfranco Zanchetta e Antonio Gaia, e la candidata di Campo Progressista Marzia Cillocu, anche lei non eletta. La loro richiesta è di annullare le elezioni regionali in quanto viziate dalla partecipazione di liste non supportate dalle sottoscrizioni dei presentatori, o in alternativa escludere dalla «ripartizione dei seggi quei partiti che hanno sfruttato il marchingegno dell’altrui adesione tecnica».

La questione non è irrilevante. La legge richiede le firme per evitare che il sistema elettorale si appesantisca con la presentazione di un numero infinito di liste che poi non hanno alcun tipo di diffusione nell’elettorato. La legge statutaria appare già molto generosa nel permettere che solo l’adesione di un Consigliere Regionale in carica possa esonerare una lista “nuova” dalla raccolta delle sottoscrizioni – probabilmente una via di fuga offerta ai Consiglieri uscenti che per un motivo o per l’altro non si ricandideranno con la stessa lista alle successive elezioni -. Se poi fosse consentita l’”adesione tecnica” come mera formalità senza alcun riscontro nella realtà delle candidature, sarebbe vanificata la ratio stessa della previsione normativa della raccolta delle sottoscrizioni. In questo caso, in teoria, si potrebbero presentare alle elezioni regionali un numero di liste pari al numero dei Consiglieri Regionali, magari senza alcun riscontro nell’elettorato.

Non sembra essere valido l’argomento, molto gettonato tra i difensori delle parti in causa, che l’adesione tecnica a una lista rendesse possibile candidarsi con un altro partito, purchè della stessa coalizione, dato che la norma non fa menzione di questa possibilità.

Altro elemento da considerare, esistono tutta una serie di partiti, movimenti, gruppi militanti che, ritenendo insuperabile l’onere della raccolta di migliaia di sottoscrizioni di presentatori davanti a un autenticatore, hanno soprasseduto, rinunciando alla partecipazione alle elezioni.

La legge elettorale vigente non consente l’emersione di soggetti che non siano parte del sistema e già strutturati“. Sanno di presagio le parole affidate ad un comunicato stampa dal Magistrato del TAR del Lazio Ines Pisano, al momento della rinuncia alla candidatura a Presidente della Regione. Si vociferava che la lista a lei collegata avrebbe avuto l’adesione tecnica della Consigliera uscente del PD Daniela Forma. Poi arrivò l’improvviso passo indietro.

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