Due morti per coronavirus in Italia: “La Sardegna è pronta ad ogni evenienza”

La situazione in Italia e in Sardegna.

L’Italia in queste ore sta assistendo alla comparsa di un focolaio di infezione da coronavirus che causa la sindrome respiratoria denominata Covid-19. Al momento 16 casi in Lombardia, concentrati in un’area limitata del Lodigiano e in Veneto. Finora sono due i decessi registrati in Italia,. Un uomo di 78 anni di Padova già ricoverato per altre patologie e che purtroppo non ha superato la crisi e una donna di 75 anni di Casalpusterlengo in provincia di Lodi.

Ieri l’assessore regionale della Sanità della, Mario Nieddu, aveva fatto il punto della situazione in Sardegna in seguito ai casi positivi riscontrati nel nord Italia. “L’Unità di crisi e le strutture sanitarie dell’Isola, già da diverse settimane, sono pronte a intervenire applicando tutte le misure necessarie a ogni evenienza”.

Due sono i problemi che il sistema di sorveglianza in queste ore sta affrontando con estrema rapidità ed efficienza:  identificare la fonte dell’infezione e limitare la diffusione del virus.

Per evitare eccessivo allarmismo è bene ricordare innanzitutto che il numero esiguo dei casi su una popolazione di 60 milioni di abitanti rendono comunque il rischio di infezione molto basso. Solo nelle zone attualmente interessate dalla circolazione il rischio è superiore e i cittadini devono seguire le indicazioni delle autorità sanitarie. Al di fuori di queste, la situazione rimane come nelle scorse settimane.

L’infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di migliaia di casi, causa sintomi lievi/moderati (una specie diinfluenza) nell’80-90% dei casi. Nel 10-15% può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Si calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva.

Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone  sopra 65 anni e/o con patologie preesistenti o immunodepresse sono ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza. Il paziente deceduto rientrava quindi in una categoria a particolare rischio.

Il cittadino che ritenga di avere avuto contatti con persone attualmente poste sotto sorveglianza o che provenissero dalla Cina, soprattutto se manifesta sintomi influenzali, dovrebbe segnalarlo al 112 o al 1500 per essere preso in carico dagli operatori specializzati. Non serve correre al pronto soccorso né chiudersi in casa. Ricordiamo che al momento parliamo di un gruppo (cluster) di pochi casi localizzati e i cui contatti sono tracciati attivamente. 

Inghilterra, Germania, Francia hanno avuto episodi simili senza conseguenze. Non c’è un’epidemia di coronavirus in Italia. Il quadro potrebbe cambiare ovviamente nei prossimi giorni, ma il nostro sistema sanitario è in stato di massima allerta e capace di gestire efficacemente anche la eventuale comparsa di altri piccoli focolai come quello attuale. Quindi, ribadiamo, al di fuori dell’area limitata in cui si sono verificati i casi, il cittadino può continuare a condurre una vita assolutamente normale. Seguendo le elementari norme di igiene, soprattutto levandosi le mani se ha frequentato luoghi affollati, ed evitando di portarsi alla bocca o agli occhi le mani non lavate.

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