Il taglio del Reddito di Cittadinanza si abbatte sulla Gallura, a rischio più di 2mila famiglie

Gli ultimi dati sul Reddito di Cittadinanza.

In Gallura 2.512 famiglie e 5.086 persone percepiscono il Reddito di cittadinanza. Gli ultimi dati risalgono al mese di novembre e sono stati pubblicati dall’Osservatorio dell’Inps. Ora, molti di questi nuclei rischiano di perderlo perché rientrano tra le categorie degli occupabili, secondo il Governo Meloni.

“Tutti sanno che io ho sempre contestato il principio del Reddito di cittadinanza – ha ribadito la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un’intervista -, ma mi pare che fossero d’accordo anche molti altri. Il reddito non è stato utile a contrastare strutturalmente la povertà e non ha funzionato come strumento di inserimento nel mercato del lavoro”.

Probabilmente il reddito di cittadinanza sarà ridotto nel 2023 e cancellato dal 2024. Così prevede la legge di Bilancio 2023. Una decisione che sta facendo discutere parecchio, soprattutto l’opzione di eliminare il sussidio per le persone che hanno meno di 60 anni e non hanno condizioni fisiche che compromettono la ricerca di un’occupazione. Questi sono definiti “occupabili”, poiché sono nelle condizioni di poter lavorare, indipendentemente dalla loro situazione economica. Ad accendere ancora di più gli animi, l’intervista a Lucio Malan (FDI), nella trasmissione La7 “Omnibus”, il quale ha dichiarato che non è ancora chiaro cosa succederà dal 2024, dopo l’approvazione della legge di Bilancio. E’ solo certo che chi è occupabile non avrà più il reddito di cittadinanza e nemmeno altri sussidi. “Tutto finisce”, aveva detto il capogruppo dei Fratelli d’Italia al Senato.

In Gallura tanta disoccupazione e troppi “neet”.

Tuttavia, i cosiddetti occupabili nel territorio gallurese sono soprattutto persone che lavorano stagionalmente o che, a causa dei guadagni bassi, il reddito di cittadinanza serve a integrare i loro incassi. Nell’Isola il tasso di disoccupazione ammonta al 19,8% contro il 13,1% in Italia. Nel 2021 hanno perso il lavoro il 19,4% per gli uomini e il 20,3% per le donne. Nel Nord Sardegna, nello stesso anno, senza lavoro erano l’13,4% della popolazione, dove l’11.7% erano uomini e il 15.6% donne.

Tra questi, un’ampia fetta di coloro che hanno un titolo di studio non superiore alla licenza media, risultano più difficilmente collocabili nel mercato del lavoro. In Sardegna il numero di chi non possiede un diploma è del 50%, ovvero di 10 punti sotto la media nazionale, a Olbia il numero di chi possiede un livello di istruzione non superiore alla terza media sale al 53,6%. In alcuni comuni della Gallura, supera addirittura il 60%, secondo dati forniti da Openpolis. Pesa anche il numero dei neet, ovvero dei giovani che non lavorano e non sono inseriti in nessun programma di formazione (sono 1 ragazzo su 4) e quello degli inoccupati, ovvero le persone che non lavorano da diversi anni perché non soddisfano alcun requisito per il mercato del lavoro in termini di competenze o esperienze richieste.

La soluzione nel territorio gallurese.

L’attuazione di politiche del lavoro sarebbe una soluzione per riqualificare la situazione lavorativa in Gallura, nell’incontro tra offerta e domanda. “Noi ci auguriamo che si facciano politiche attive sul lavoro – dichiara il segretario generale della Cisl Gallura, Mirko Idili -. Il RDC in certi contesti è uno strumento utile per affrancarsi dalla povertà. In Gallura, che comunque ha una percentuale molto bassa di percettori, ha anche contrastato lo sfruttamento, dando la possibilità al lavoratore di poter scegliere e non accettare proposte al ribasso. Quindi, in questo senso è servito il Reddito, non per stare sul divano come si è detto anche durante la stagione estiva. Questa estate abbiamo assistito ad un aumento della mobilità lavorativa, verso quelle aziende che proponevano condizioni di lavoro migliore. La soluzione più efficace è quella di non togliere la possibilità di avere un sussidio, dandolo anche a chi può lavorare, ma di attuare anche politiche attive sul lavoro permettendo a chi è fuori momentaneamente dal mercato del lavoro di potersi formare. Noi viviamo in un territorio che è stagionale, e che purtroppo tanti restano senza un lavoro, ma che richiede molte professionalità che è difficile trovare perché qualcosa non funziona”.

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