Time in Jazz 2024, tutto il programma della 38esima edizione

Ecco il calendario completo del Time in Jazz 2024

Un cartellone fitto di eventi, musicali ma non solo, che si susseguono dal mattino alla notte, caratterizza il Time in Jazz 2024. Quest’anno sotto il titolo “A Love Supreme“, preso in prestito dallo storico disco di John Coltrane: una pietra miliare nel cammino del jazz, «un inno all’amore universale e alla pace oltre che un’invocazione al Divino che travalica il sacro e aspira a connettere l’afflato creativo con l’ignoto tramite una preghiera laica fatta di suono e melodia, canto e silenzio», come scrive Paolo Fresu nelle sue note di presentazione, ricordando come il tema di questa edizione si ponga in continuità con le ultime due precedenti: dopo quella del 2022 fa all’insegna di “Rainbow”, con un riferimento alla pace e al tema della diversità, e quella scorsa sotto il titolo “Futura”, «non poteva dunque che essere “A Love Supreme” il motivo conduttore della trentasettesima edizione di Time in Jazz. Tema teso tra passato e futuro per sottolineare, soprattutto in questo difficile momento di conflitti e barriere, quanto il cuore dell’uomo debba sempre battere all’unisono, anelando all’amore supremo, capace di renderci tutti uguali».

Ecco il programma del Time in jazz 2024

Giovedì 8 agosto

Anche questa edizione numero trentasette di Time in Jazz, come la precedente, vivrà la sua anteprima sul prato del Golf Club Puntaldia, nel territorio del Comune di San Teodoro, giovedì 8 alle 18, trovando per protagonista un maestro nell’arte di suonare piatti e tamburi: come a Tullio De Piscopo lo scorso anno, spetta infatti a Roberto Gatto il compito di aprire la fitta nove giorni del festival. Ed è un omaggio alla musica di un mostro sacro della batteria nel jazz, Tony Williams, quello che proporrà alla testa di un quintetto con Marcello Alulli al sax, Alfonso Santimone al pianoforte, tastiere ed elettronica, Umberto Fiorentino alla chitarra e Pierpaolo Ranieri al basso elettrico. In “Time and Life”, questo il titolo del concerto, Roberto Gatto mette in rilievo il genio di quello che è uno dei suoi punti di riferimento, con la capacità e la sensibilità di batterista, compositore e leader che gli sono proprie e che l’hanno sempre caratterizzato fin dal suo debutto professionale nel 1975 con il Trio di Roma (con Danilo Rea ed Enzo Pietropaoli).

In serata si resta ancora sulla costa nordorientale, a Porto Rotondo: il Teatro all’aperto Mario Ceroli accoglie alle 21.30 la cantautrice e polistrumentista romana Chiara Civello nell’unica tappa in Sardegna del suo tour “Sempre così”, che prende vita e titolo dall’omonimo brano pubblicato lo scorso ottobre. Composto e scritto con Patrizia Cavalli, una delle voci più acute e amate della poesia italiana del secondo ‘900, e finito nel 2022, poco dopo la scomparsa della poetessa, “Sempre così” rispecchia la profonda amicizia tra le due donne, scavando tra la nostalgia, la commozione e la gratitudine. Con la sua inconfondibile voce accompagnata da pochi strumenti, pianoforte e chitarra, Chiara Civello alternerà canzoni di forma compiuta a momenti di improvvisazione, con componimenti di poeti cari a Patrizia Cavalli come Sandro Penna, Elsa Morante e Emily Dickinson. Accanto a questi nomi anche quelli di autori contemporanei, come Emanuele Trevi, co-autore con Civello di “Perdiamoci” (colonna sonora per la serie tv RAI “Imma Tataranni – Sostituto procuratore”), e non mancheranno originali rielaborazioni di brani come “Che cosa sono le nuvole”, nato dall’incontro tra Pier Paolo Pasolini e Domenico Modugno, e “Fortissimo”, di Lina Wertmuller e Bruno Canfora.

Sempre in serata, ma a Berchidda, primo appuntamento con il FestivalBar, la vetrina di solisti e gruppi ospitata ogni sera da un diverso bar del paese. Apre la serie, alle 21.30 al Bar K2, il trio dell’armonicista e cantautore blues sardo WilliBoy Taxi, accompagnato da Maso Spano al contrabbasso e Maurizio Marzo alla chitarra in un set che alternerà momenti intimi ad altri coinvolgenti per il pubblico.

Venerdì 9

Il primo appuntamento in agenda per venerdì 9 è un “classico” di ogni edizione di Time in Jazz: la traversata marittima in musica dal porto di Livorno (partenza alle 8:30) a quello sardo di Golfo Aranci (arrivo alle 16:30) a bordo di una motonave della Sardinia Ferries; un appuntamento che si rinnova per il diciottesimo anno consecutivo grazie alla collaborazione della compagnia delle navi gialle. Ad accompagnare il viaggio sulle acque del Tirreno, imbarcata sulla Mega Express Two ritorna la Rusty Brass, formazione a base di ottoni che spazia tra ritmi funk e rock, accenni alla tradizione classica, sonorità balcaniche ed esotiche: una proposta che anche il pubblico del festival potrà apprezzare nelle parate musicali in cui la band bresciana si produrrà nelle sere successive per le vie e le piazze di Berchidda.

Nel frattempo, a Berchidda, si inaugurano a mezzogiorno le mostre allestite negli spazi de Sa Casara, la sede di Time in Jazz: in esposizione le fotografie scattate l’anno scorso da Andrea Rotili e Paolo Soriani durante il festival: “Time to Time 2023”, questo il titolo della mostra, è il racconto per immagini della passata edizione del festival, con i suoi volti, le sue emozioni e le sue suggestioni. CasArt si chiama invece l’esposizione permanente della Collezione di Arte contemporanea nata nel 1997 in seno al progetto PAV (Progetto Arti Visive), grazie al generoso contributo degli artisti che negli anni hanno partecipato alle iniziative del festival. Ad accompagnare l’inaugurazione delle mostre, che resteranno aperte per tutta la durata del festival, un brindisi in collaborazione con la Cantina Sociale Giogantinu.

Ma a tenere banco venerdì 9 sarà un altro evento immancabile e attesissimo del festival, come testimonia anche il tutto esaurito raggiunto già da tempo: il concerto in omaggio a Fabrizio De André in quella che fu la sua residenza in terra sarda, a L’Agnata, tra le querce e i lecci delle colline intorno a Tempio Pausania. A rendere tributo al grande cantautore genovese – ma in questo caso anche a Bob Dylan, Leonard Cohen e Georges Brassens, artisti da lui particolarmente amati – sarà un cast composto da Scarlet Rivera, violinista americana legata a Dylan da una fondamentale collaborazione, il batterista Rafael Bernardo Gayol, conosciuto in particolare per il suo lavoro con Leonard Cohen, Neri Marcorè, uno dei massimi interpreti di De André, cui ha dedicato diversi spettacoli di successo, il chitarrista Domenico Mariorenzi e i Borderlobo: Andrea Parodi Zabala (chitarra e voce), Alex Kid Gariazzo (voce e chitarra), Riccardo Maccabruni (pianoforte) e Michele Guaglio (basso). Titolo del concerto (produzione originale Time in Jazz in collaborazione con BiBanca e Fondazione De André), con inizio alle 18: “Sailing Faber, dalla Sardegna a Durango”.

Serata a Berchidda, infine, con la seconda uscita di WilliBoy Taxi nell’ambito del FestivalBar, ospite alle 21.30 del Muretto Lounge Cafe.

Sabato 10

Prenderà il via da Viddalba la terza giornata del festival, sabato 10 agosto: nella chiesetta di San Leonardo, alle 11, di scena il quintetto Transition guidato dal batterista cagliaritano Gianrico Manca con il vibrafonista Jordan Corda, il chitarrista Antonio Floris, il pianista Vittorio Esposito e il contrabbassista Matteo Marongiu. Nato nel 2016, e proiettato verso la ricerca armonica, sonora e poliritmica intese come linguaggio unico, il gruppo ha registrato nel 2018 il suo primo lavoro discografico, “Rizoma”, prodotto da S’Ard Music/Egea e presente in tutte le piattaforme ufficiali in rete.

Nel pomeriggio, alle 18, appuntamento alla torre costiera di San Giovanni, in territorio di Posada, con il flautista Nicola Stilo, che quest’anno saluta mezzo secolo di una carriera artistica iniziata nel 1974 con il gruppo di Musica folklorica di Dodi Moscati, e via via costellata di esperienze soprattutto in ambito jazzistico, tra progetti da leader o co-leader e collaborazioni importanti, come quella con Chet Baker dal 1980 fino alla scomparsa del trombettista americano nel 1988. Nicola Stilo si presenta per la prima volta al festival Time in Jazz, recuperando così l’appuntamento mancato l’anno scorso proprio all’ultimo momento, e lo farà assieme a due volti noti del jazz in Sardegna: il contrabbassista Nicola Muresu e il batterista Massimo Russino.

In serata Time in Jazz si fa in due. Alle 21.30, nello scenario di Li Conchi ad Arzachena, il sassofonista Francesco Bearzatti presenta il repertorio del suo nuovo album, “Post Atomic Zep”, dove rende un omaggio del tutto originale all’iconica rock band dei Led Zeppelin. Noto per il suo approccio al jazz che è solito spingersi oltre i confini del genere, Bearzatti offre qui una versione fresca ed elettrizzante di alcuni dei più grandi successi dello storico gruppo britannico, affiancato da talentuosi musicisti come Danilo Gallo, al basso e all’elettronica, e Stefano Tamborrino alla batteria.

A Berchidda, invece, si proietta alle 22, in piazza del Popolo, il film documentario sul festival scritto e diretto a sei mani dai registi Gianfranco Cabiddu, Michele Mellara e Alessandro Rossi, che saranno presenti alla serata: frutto di un accurato lavoro in fase di selezione e poi di montaggio, “Berchidda Live. Viaggio nell’archivio Time in Jazz”, questo il titolo, consegna al pubblico il ritratto del festival attingendo a più di 1500 ore di materiali d’archivio, per la maggior parte inediti. Presentato in anteprima lo scorso dicembre al quarantunesimo Torino Film Festival, e poi nelle sale da metà aprile, sabato 10 agosto il docufilm sarà finalmente a casa sua.

A precedere la proiezione, alle 19, consueto appuntamento col FestivalBar, in questo caso ospite del Museo del Vino: protagonista Menion, ovvero Stefano Ferrari, chitarrista, produttore e compositore sardo di base a Berlino, con la sua musica elettronica, visionaria e descrittiva che unisce influenze ambient, drone, glitch e post-rock.

Domenica 11

Un suono antico e modernissimo, un incontro di tradizione e sperimentazione, intriso di cultura mediterranea e suggestioni melodiche e sensoriali: si presenta così “Spiritus”, il progetto che apre la giornata di domenica alle 11 alla Pineta di Sant’Anna nei pressi di Budoni, e che vede di scena tre musicisti di lunga e importante storia artistica: Maurizio Camardi, sassofonista da tempo impegnato in una ricerca su strumenti a fiato etnici come il duduk armeno e l’hulusi cinese; Sergio Cossu, dal 1984 al 1999 componente dei Matia Bazar, autore, produttore, pianista e “alchimista elettronico”; e Mauro Palmas, uno dei simboli musicali della Sardegna con i suoi strumenti a corda (liuto cantabile, mandoloncello) e la sua inesausta ricerca etno-musicale.

Si resta sulla costa orientale, a Porto Taverna, per il concerto pomeridiano: protagonisti alle 18, Mauro Manzoni (sassofoni, live electronics) e Mauro Campobasso (chitarra, live electronics) all’insegna di “Vanishing Point”, il loro disco di due anni fa nato su ispirazione di un viaggio attraverso l’Europa a bordo delle loro motociclette. Il duo proporrà parte di quelle musiche opportunamente arrangiate e altri brani derivati dal loro repertorio, nello stile che Campobasso e Manzoni hanno approfondito e curato nel corso dei molti anni di collaborazione insieme: una visione jazz attuale e moderna, che al tempo stesso si nutre di generi e culture differenti, dalla canzone e il progressive rock alla musica contemporanea e concreta, con una grande passione per il suono, esplicitata attraverso l’uso dell’elettronica digitale e analogica, tutto miscelato con gli strumenti acustici.

In serata, a Berchidda, microfoni e riflettori si accendono per la prima volta in questa edizione sul palco allestito come sempre in piazza del Popolo: a inaugurare la serie di concerti in programma sul palco centrale del festival, alle 21.30, sarà uno dei protagonisti più attesi questa edizione di Time in Jazz, come confermano i biglietti già tutti esauriti da settimane: Vinicio Capossela. Cantautore, poeta, scrittore, artista poliedrico, sulle scene da più di trentaquattro anni, con dodici album in studio e tre live all’attivo, a Berchidda (unica data in Sardegna) proporrà “Camera a sud 1994 – 2024 And other Personal Standards”: un progetto originale, sulla scia del precedente “Round one thirty five 1990 – 2020. Personal Standards”, che attinge il repertorio soprattutto dai suoi primi tre dischi, quelli in cui è più marcato, nella composizione dei brani musicali, il rapporto con il jazz. Vinicio Capossela sarà accompagnato da storici compagni di viaggio come Giancarlo Bianchetti (chitarra), Enrico Lazzarini (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria) mentre al posto di Antonio Marangolo, inizialmente previsto, salirà sul palco Michele Vignali (sassofono).

A precedere il concerto, alle 20, appuntamento giornaliero al FestivalBar: protagonista, come la sera prima, Menion, ospite stavolta del Café Rosé. Dopo il concerto di Capossela, invece, nella piazzetta adiacente il palco centrale in Piazza del Popolo, si inaugura lo spazio Time After Time che quest’anno si affida a Pierpaolo Vacca, talento dell’organetto diatonico nato nel solco della tradizione sarda ma da sempre aperto a ogni altro stimolo e genere musicale, come certifica anche la sua collaborazione con Paolo Fresu nello spettacolo (e poi nel disco) “Tango Macondo” o l’assortimento dei musicisti presenti nel suo primo album da solista, “Travessu”, uscito lo scorso gennaio per la Tuk Music. Ogni sera, da mezzanotte circa in poi, Pierpaolo Vacca suonerà con un artista di volta in volta diverso, in una serie di progetti ospitati da Insulae Lab, il centro di produzione della musica jazz e della creatività artistica delle isole del Mediterraneo ideato e curato da Time in Jazz. Ospite della prima serata di Time After Time il musicista siciliano Michele Piccione, appassionato e studioso di strumenti tradizionali di ogni latitudine e anche lui aperto alle collaborazioni sia in ambito etnico che jazz.

Ma la musica a Time in Jazz non finisce mai: dopo Time After Time, ecco ogni notte entrare in azione Renton con i suoi dj set a base di techno, house e minimal, reminiscenze funky, disco e bass music.

Lunedì 12

Altra giornata fitta di impegni lunedì 12. Il primo è alle 11 a Bortigiadas, nella Chiesa della Santa Trinità, con Olivia Trummer, pianista, compositrice e cantante tedesca capace di catturare l’ascoltatore con il suo pianismo lirico, ricco di sfumature, che si intreccia magicamente con la sua voce cristallina, emotiva e sensuale, in una miscela musicale che non può essere vincolata a un genere o a dei confini geografici. Classe 1985, nei suoi concerti in solo Olivia Trummer alterna brani originali ad arrangiamenti di brani di Sting, Ray Charles, John Lennon, Bill Withers, Chick Corea e altri. Attiva come solista e bandleader, ha condiviso il palco con artisti del calibro di Kurt Rosenwinkel, Eric Clapton e Bobby McFerrin, tra gli altri, e si è esibita in molti tra i più importanti festival internazionali. Oltre alle sue capacità pianistiche e vocali, si è affermata anche come compositrice e cantautrice, pubblicando, a oggi, dieci album.

Nel pomeriggio la carovana del festival fa tappa alle 18 a Sa Caminera, nel borgo di Banari, per il concerto del Danilo Blaiotta Planetariat, con Valentina Ramunno (voce e recitazione), Achille Succi (sax alto, clarinetto basso), Stefano Carbonelli (chitarra e voce) e Cesare Mangiocavallo (batteria) ad affiancare il piano e il synth del leader. Classe 1987, pianista, compositore, divulgatore, scrittore e docente, cresciuto come concertista classico, Danilo Blaiotta è tra i più interessanti talenti del jazz italiano. “Planetariat”, il terzo album a suo nome, cita nel titolo un neologismo contenuto nei versi di Jack Hirschman, figura di spicco della controcultura americana, scomparso tre anni fa, che Danilo Blaiotta ha conosciuto personalmente durante gli anni della formazione. I testi di tutti i brani sono infatti contenuti all’interno dei famosi “The arcanes” hirschmaniani, in particolare quelli scritti negli ultimi due decenni della sua prolifica produzione. Undici i brani composti dal pianista romano d’adozione tutti ispirati da un unico concept: la lotta alla sopraffazione e la difesa dei diritti umani.

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