Martine Frey, la giornalista che ha fatto della Gallura la sua anima

La Gallura dice addio a Martine Frey

La Gallura perde una delle sue voci più amate: Martine Frey, giornalista dalla carriera lunga e luminosa, si è spenta a 83 anni nella terra che aveva eletto a patria del cuore. Francese di nascita ma sarda d’adozione, aveva scelto di vivere lontano dai riflettori negli ultimi anni, dedicandosi alla famiglia, eppure il suo ricordo rimane vivido in chi l’ha conosciuta: una professionista rigorosa, una donna elegante nell’animo e nelle parole, una nonna appassionata.

Nata a Nancy, nella regione di Strasburgo, nel 1942, Martine arrivò in Italia da giovane, innamorandosi prima delle persone che della terra sarda. “Appena arrivata, mi colpì il calore della gente”, diceva, e a chi le chiedeva da dove provenisse, lei rispondeva orgogliosa “Una volta ero francese, ma ormai sono sarda!”. Trasferitasi a Cagliari dopo la fine del primo matrimonio con Achille d’Amelia, storico inviato di guerra Rai, trovò nell’isola non solo una carriera, ma una vita intera. Collaborò con le principali testate locali – dall’Unione Sarda a Radiolina (fu una delle due voci femminili dell’emittente Radiolina), da Videolina a Sardegna1 – diventando un volto e una voce familiare, riconoscibile per quel gentile accento francese mai abbandonato.

Le sue mille interviste

La sua professionalità si mescolava a una rara umanità. Intervistò personaggi di spicco come Silvio Berlusconi, l’Aga Khan e la leggendaria Maria Carta in un memorabile incontro nel 1993, pochi mesi prima della sua morte. “Ricordo l’intervista con Berlusconi nel 2004: fu difficile, ma alla fine ci riuscii!”, raccontava con quel sorriso discreto che la caratterizzava. Non amava i clamori, preferendo la sostanza alle apparenze. Anni dopo, durante l’inaugurazione di Piazza Crispi, la vidi all’opera: “Era determinata, sempre entusiasta, con quel garbo che la contraddistingueva. E’ rimasta sempre una giornalista nel cuore”.

Vedova dal 2010, scelse di ritirarsi a Loiri Porto San Paolo, con la figlia Dominique, addetta stampa, e la nipotina oggi quindicenne. Aveva deciso di fare la nonna con la stessa dedizione che metteva nel lavoro. Eppure, non smise mai di amare il giornalismo: seguiva i programmi tv, commentava gli articoli, proponeva idee, sosteneva i colleghi. “Scrivi quanto e quando vuoi”, le disse Augusto Ditel, giornalista olbiese, solo poche settimane fa, dopo una sua proposta di denuncia sociale. Quel pezzo purtroppo non arrivò mai, ma Ditel, come certo molti altri, avrebbe atteso “tutta la vita” per leggerlo.

Se n’è andata in silenzio, come visse, dopo un ictus che l’aveva colpita domenica. Accanto a lei, la figlia Dominique, specchio della sua gentilezza. I funerali saranno presto annunciati, ma il suo addio è già nelle parole di chi la ricorda: una donna che ha fatto della Sardegna non solo una casa, ma un’estensione della propria anima. “In Gallura mi sono fatta amici veri”, diceva. Oggi, quegli amici, e un’intera isola, le sussurrano grazie.

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