Nell’ex campo nomadi di Olbia tutto tace, resta la discarica a Sa Corroncedda.
A distanza di cinque anni dai fatti, i cittadini di Olbia chiedono ancora chiarezza sullo bonifica dell‘ex campo nomadi. Tutto fermo nella zona di “Sa Piana Manna – Sa Corroncedda“. La questione va avanti dal 2019, quando alcuni comitati cittadini, confluiti poi nel Comitato Salute Ambiente e Legalità, aventi come portavoce Rita Padre, si fecero promotori di esposti con cui denunciavano la gravissima emergenza ambientale causata dalla montagna di rifiuti rinvenuti nell’area.
La vicenda.
A seguito di ciò, la Procura aprì un fascicolo a carico di ignoti. La polizia locale riscontrò la presenza di rifiuti pericolosi e speciali abbandonati sul terreno. Fu documentato l’inquinamento delle falde acquifere fino a 30 metri di profondità. L’amministrazione comunale provvide al confinamento dell’area di cantiere mediante una adeguata recinzione e installò telecamere per impedire l’accesso alle persone non autorizzate. Da allora è impossibile verificare lo stato dei luoghi.
Il primo lotto dei lavori fu affidato nel novembre 2021 alla mandataria Verde Vita srl società benefit, con sede legale a Sassari, che si occupa di gestione e recupero dei rifiuti e bonifiche ambientali, in associazione temporanea con Despe spa, che si occupa di demolizioni a livello nazionale, per un importo di 548.535,92 euro. L’area venne dissequestrata nel gennaio 2022, consentendo l’inizio dei lavori. Ad aprile 2024 un cartello di cantiere indicava l’incarico affidato nel febbraio 2024 alla Ecoserdiana spa, che si occupa di servizi connessi al trattamento e alla gestione dei rifiuti. All’interno del cantiere sostavano mezzi idonei al trasporto dei rifiuti. La previsione di fine lavori era del giugno 2024.
La strada è stata pulita.
Oggi in effetti il cartello e i mezzi non ci sono più. La strada che porta alla discarica è stata ripulita, almeno fin dove l’occhio può arrivare dall’esterno. All’interno, nell’aprile scorso si intravedevano alcune strutture diroccate, forse i servizi igienici, circondate da una non quantificabile mole di materiale da discarica. Oggi la situazione nella stessa area sembrerebbe invariata.
L’emergenza ecologica e ambientale pare dunque essere in via di risoluzione. Molto poco però sappiamo dell’emergenza sociale che si è generata dalla chiusura del campo nomadi. Le famiglie Rom, circa 200 persone che vivevano nel campo, erano state allontanate e solo poche decine di esse sono state successivamente integrate nella realtà cittadina. Purtroppo, come risulta da diverse testimonianze, altre famiglie vivono ancora in case mobili all’interno di piccoli campi abusivi disseminati nel territorio.