I 7 punti di Legambiente per dire no al progetto del deposito di Gnl a Olbia

Il no di Legambiente Gallura al progetto a Olbia.

Anche Legambiente Gallura dice no a Enerclima 2050, che prevede la realizzazione di un deposito gnl nel porto industriale di Olbia. L’associazione, con il suo comitato scientifico, ha esaminato il progetto, ritenendo la proposta “incompatibile con la transizione energetica e con sicurezza del territorio”.

“La Sardegna deve essere un laboratorio per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e questo progetto va nella direzione opposta – dichiarano -. Non si capisce il perché si voglia posizionare il deposito del gas nel golfo di Olbia, non è prevista nel recente DPCM Energia per la Sardegna. Nel Decreto infatti, per approvvigionare Olbia è previsto l’utilizzo del gas proveniente dal deposito di Porto Torres”.

Sono sette le motivazioni del “no” espresso da Legambiente Gallura circa il progetto di Enerclima. Il primo motiva la contrarietà al deposito di gas naturale con l’urgenza di “procedere nello sviluppo delle FER per liberarsi dalla dipendenza dalle fonti fossili per attuare raggiungere gli obiettivi UE della decarbonizzazione e rendere il nostro Paese energeticamente indipendente dalle crisi geopolitiche e di mercato”.

In conformità a quanto avevano dichiarato i molluscocoltori di Olbia, anche l’associazione ambientalista snobba il progetto poiché “interferisce gravemente con le attività del porto di Olbia per motivi di sicurezza e ambientali”, in quanto “inserisce nel cuore del Golfo di Olbia, uno specchio d’acqua quasi chiuso, soggetto ad un elevatissimo traffico commerciale (4,7 milioni di passeggeri nel 2021) e di merci e che costituisce un delicato ecosistema sul cui equilibrio si basa, tra l’altro, la fiorente attività di mitilicultura attualmente svolta”.

Un’altra perplessità deriva dal fatto che dovrà sorgere in una zona fulcro di attività artigianali e di commercio. “Non sarebbe garantita la distanza di sicurezza in caso di incidente, che dovrebbe
essere di almeno 1.5-2 Km. Per di più l’area individuata è adiacente al Rio Padredduri, e quindi a serio
rischio in caso di esondazione”, ritiene Legambiente Gallura.

Questioni di sicurezza, come dichiararono i molluscocoltori che espressero la loro contrarietà al progetto, sarebbero un altro punto al centro del “no” da parte degli ambientalisti. Questo perché secondo l’associazione “l’attività di rifornimento del deposito da parte delle navi metaniere, previsto con una frequenza anche settimanale, è incompatibile con tutte le altre attività di navigazione (traffico merci, traghetti, diporto, ecc..) nel golfo a causa della distanza di sicurezza che sarebbe necessario mantenere e del fatto che alla metaniera dovrebbe essere lasciata completamente sgombra la via verso il mare aperto in caso di incidente”.

Dunque, anche secondo Legambiente, “in un porto come quello di Olbia è impensabile interrompere il traffico navale, soprattutto nei periodi di maggior affluenza turistica. Durante lo scarico si creerebbero troppe interferenze non compatibili con l’attuale utilizzo del golfo”, questo sarebbe l’ulteriore punto contro il progetto Enerclima.

Le altre preoccupazioni, secondo gli ambientalisti locali, restano quelle legate allo “scarico continuo dall’impianto a circuito aperto dell’impianto di raffreddamento della centrale determinerebbe effetti cumulativi nel tempo di inquinamento, e innalzamento della temperatura a causa della scarsa profondità e della configurazione quasi chiusa del Golfo. La sua bocca è larga poco più di 300 metri a fronte di una lunghezza di più di 5 chilometri”.

Non ultima la questione delle dimensioni della centrale, “enorme alto quanto un edificio di 15 piani, di un rigassificatore, di una centrale elettrica con volumetrie e ciminiere, tipiche di uno skyline industriale”, ritiene Legambiente Gallura.

“Chiaro è che bisognerebbe prevedere l’approvvigionamento nel futuro prossimo del gas per le navi – affermano – ma tali scelte vanno fatte con criterio, e non pensando ad un deposito di 40.000 mc realizzato in un’area fortemente antropizzata dove sorgono diverse strutture turistico-ricettive e affiancato da viabilità di alto traffico. Il metano verrà utilizzato in una fase di transizione che lascerà il posto all’utilizzo di energie rinnovabili prodotte dal vento e dal sole, di cui è ricca la Sardegna. Alla luce di questa considerazione è impensabile fare grossi investimenti a lungo termine per l’utilizzo del metano di cui la Sardegna non dispone”.

Un progetto dannoso, così lo ritengono senza mezzi termini gli ambientalisti. “Va nella direzione
opposta a quella indicata dal Green Deal di una necessaria e urgente transizione energetica – spiegano -. Per questi e altri motivi Legambiente Gallura sta organizzando un incontro pubblico. E’ una battaglia che si può vincere”.

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