Dal Limbara al golfo di Orosei un piano per salvare il grifone sardo

grifone

Ampliate le aree di alimentazione del grifone in Sardegna.

La Sardegna ospita l’ultima popolazione autoctona di grifone in Italia. Si tratta di un necrofago, fondamentale da sempre per l’ecosistema sardo, particolarmente protetto perché a rischio di estinzione. L’assessorato regionale all’ambiente ha deciso di ampliare significativamente l’area di alimentazione del Grifone in Sardegna, accogliendo l’istanza avanzata dal dipartimento di medicina veterinaria dell’università di Sassari, capofila del progetto LIFE Safe for Vultures, finanziato dal programma LIFE dell’unione europea, con l’obiettivo di ampliare l’area di distribuzione del grifone in Sardegna, così da favorire la ricolonizzazione delle aree storicamente occupate dalla specie in tutta l’isola. Tra le cause di spopolamento dell’animale in Sardegna rientra infatti proprio quella della scarsità di risorse alimentari sicure.

Avallata l’istanza dei promotori, andando ad integrare l’area geografica di alimentazione del grifone della Sardegna nord-occidentale, individuata dai precedenti provvedimenti, favorendo le attività sperimentali di alimentazione condotte col progetto LIFE Under Griffon Wings anche nel resto dell’isola, fino a comprendere il Monte Limbara, la piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri, Campu Giavesu, la catena del Marghine e del Goceano, l’Isola dell’Asinara, il Monte dei Sette Fratelli, il Sarrabus, Monte Albo, il Supramonte di Oliena, Orgosolo e Urzulei, Su Sercone, il Golfo di Orosei, i Monti del Gennargentu, Monte Linase il Marganai, Monte Arcuentu e Rio Piscinas e l’area tra Piscinas e Rio Scivu.

Ciò permetterà a nuovi operatori zootecnici isolani di ripristinare una condizione ecosistemica che appartiene al territorio sardo e di cui il grifone, per questo definito anche come “spazzino”, è protagonista. Per gli allevatori il vantaggio sarà ambientale, ma anche economico e sanitario, dato che la disponibilità di un carnaio aziendale snellirà le procedure, ridurrà i tempi e abbatterà i costi di smaltimento delle carcasse animali, a patto che il carnaio sia realizzato nel pieno rispetto delle procedure autorizzative recentemente adeguate e aggiornate dall’Assessorato Regionale della Sanità.

La professoressa Fiammetta Berlinguer dell’Università di Sassari, responsabile scientifica del progetto, spiega che “nel Nord Ovest Sardegna questo tipo di intervento ha già avuto un significativo riflesso sull’incremento demografico e sul radicamento di una popolazione di grifoni sempre più ampia. Anche sul piano della salute pubblica abbiamo conferma che sia una buona prassi far andare di pari passo, in maniera sinergica, le politiche sanitarie e quelle di conservazione delle specie e delle biodiversità”.

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