Giallo di Malta, dopo le botte gli attacchi social a Claudia

Claudia Chessa ha raccontato in tv le presunte violenze.

Ieri è apparsa in televisione per la prima volta, per raccontare come si sarebbero svolti i fatti che l’avrebbero portata a buttarsi dal balcone dell’H hotel di Paceville. Claudia Chessa, visibilmente commossa, ha mostrato anche i segni di quella che sarebbe stata un’aggressione da parte dell’ormai ex fidanzato Alessio Lupo.

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La giovanissima ha ricevuto tanta solidarietà, ma, purtroppo, sul web si è manifestato anche quel fenomeno che prende il nome di ”vittimizzazione secondaria” (victim blaming), con commenti purtroppo impietosi verso la presunta vittima, additata come mentalmente insana e poco credibile, sopratutto perché “ha scelto di esporsi pubblicamente in televisione”.

Un fenomeno che si è osservato anche in precedenti fatti di cronaca locali contro donne che hanno solo denunciato, ma sopratutto contro le sopravvissute al femminicidio. Un esempio fu anche il caso di Valentina Pitzalis, diventata un simbolo contro la violenza sulle donne perché sopravvissuta dopo il tentativo da parte dell’ex compagno di darle fuoco. In quel caso la donna, rimasta sfigurata dal tentato omicidio, è stata anche denunciata dai famigliari e conoscenti di Manuel Piredda (morto suicida nell’incendio), poi indagata per omicidio e assolta.

Il victim blaming è, purtroppo, un fenomeno diffuso in Sardegna, anche in Gallura, e colpisce prevalentemente le donne vittime (o presunte) di violenza maschile. Ciò, come osservato in un recente articolo, porta le sopravvissute alla violenza a non rivolgersi a nessuno, per conformarsi alle aspettative di discrezione e perché temono di non essere credute e giudicate. Nei contesti sociali più ristretti nell’Isola queste dinamiche sociali possono essere molto intense ed estreme, e portare, a casi di vendette e ritorsioni contro chi denuncia, come subire altre violenze o essere uccise.

Nell’Isola i numeri dei femminicidi, che avvengono prevalentemente in famiglia, sono elevati, con un aumento vertiginoso dopo la pandemia. Spesso alla base dei femminicidi c’è l’omertà che ha impedito alle vittime di chiedere aiuto prima di essere uccise, a causa della paura di essere disapprovate. Questo perché, purtroppo, c’è un’aspettativa sociale anche riguardo all’immaginario ideale della vittima di violenza. Da una donna vittima di abusi ci si aspetta il silenzio. Lo stesso silenzio che purtroppo però si rivela un’arma contro la donna. Il giallo di Malta è ancora tutto da ricostruire ed è ormai un caso che ha sconvolto tutta Italia proprio in merito alle accuse di una ragazza di soli 18 anni, costretta a lanciarsi dal balcone di un hotel lontano dal suo paese.

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