L’addio a Papa Francesco dai giovani della Sardegna.
Nonostante la tristezza per la morte di Papa Francesco, un’onda colorata e piena di entusiasmo ha attraversato la Sardegna. Erano centinaia gli adolescenti provenienti da ogni angolo dell’isola, con felpe colorate che contraddistinguevano le loro parrocchie. Si sono dati appuntamento ieri a Olbia, alla stazione marittima, per partire verso Roma.
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Ad attenderli, il Giubileo degli Adolescenti: un’esperienza di fede che oggi si carica di un significato ancora più profondo. Erano già pronti a partire, preparati da mesi con incontri parrocchiali, momenti di preghiera e riflessione. Ora, però, questo viaggio diventa anche un pellegrinaggio di speranza e di saluto a Papa Francesco, il pontefice che molti di loro hanno conosciuto come unico riferimento spirituale.
Don Davide Mela, parroco di Viddalba e responsabile della Pastorale Giovanile della diocesi di Tempio-Ampurias, guiderà la delegazione composta da 250 giovani.
”Siamo pronti, troveremo difficoltà a Roma, una città blindata per le esequie del Papa – ha raccontato – ma con il cuore pieno di fede e gratitudine. Papa Francesco ci ha insegnato a non farci togliere la speranza, e noi andiamo proprio per questo: per dire grazie e affidare la Chiesa al Signore”.
La diocesi di Oristano, attraverso il portavoce Mauro Dessì, ha confermato la presenza di circa 200 persone tra giovani e accompagnatori in viaggio verso Roma e l’organizzazione di Messe di suffragio in tutta la regione.
I ragazzi sono arrivati questa mattina a Civitavecchia in nave, altri direttamente a Fiumicino in aereo. Ci sarà il trasferimento in pullman verso la zona di accoglienza presso una delle strutture organizzate per l’evento, poi vivranno un momento giubilare nella Porta Santa di San Paolo Fuori le Mura. Quindi proseguiranno per Roma, dove parteciperanno alla Via Lucis – un cammino di gioia e speranza che ripercorre gli episodi della Risurrezione fino alla Pentecoste, molto in linea con il messaggio di Papa Francesco – ha spiegato uno degli accompagnatori. Infine i ragazzi torneranno negli alloggi per incontrare la parrocchia che li ospita per un momento conviviale di conoscenza.
Tra i sacerdoti che non potranno recarsi a Roma, don Alberto Mena Guevara, parroco a Olbia-Pittulongu, ha raccontato il momento in cui ha appreso la notizia della morte del Pontefice. ”Ho suonato la campana da funerale con gli occhi pieni di lacrime – ha detto – e subito ho chiamato la comunità per una Messa. Papa Francesco è stato per noi un pastore umile, un nuovo San Francesco. Ha portato la misericordia di Dio fino all’ultimo, specialmente ai poveri e agli emarginati”.
Non meno toccante la riflessione di don Antonio Tamponi, parroco di San Simplicio: ”Ho avuto la grazia di vivere molti Pontificati. Ogni papato porta delle spinte in avanti e contemporaneamente delle riflessioni. Da Paolo VI, il genio italiano a Francesco, che ha portato la tenerezza e l’attenzione agli ultimi. Il papato non si può leggere con categorie politiche: è un timone su una barca complessa, non uno yacht”.
Imponente la partecipazione dei giovani sardi, circa duemila presenze dalle dieci diocesi dell’isola. Per molti, si tratta della prima esperienza di Chiesa “universale”: un incontro con migliaia di coetanei da tutta Italia, accomunati dalla fede e dalla figura di un Papa che li ha sempre messi al centro.
Alla stazione marittima di Olbia, i volti dei ragazzi brillavano di attesa e consapevolezza. Un ragazzo di 13 anni ha detto: ”Sono triste per Papa Francesco, ma sono felice di essere qui. So che è quello che lui avrebbe voluto”. Perché la morte del Papa non ferma la vita della Chiesa, ma ne rinnova la missione. E questi giovani sardi sono pronti a viverla.