La Quaresima inizia tra pandemia e venti di guerra, la lettera del vescovo Sanguinetti

Avis Olbia

Le lettera del Vescovo Sanguinetti per l’inizio della Quaresima.

Oggi con il mercoledì delle ceneri inizia la Quaresima e anche il vescovo di Tempio-Ampurias monsignor Sebastiano Sanguinetti ha voluto mandare il suo messaggio con una lettera che inevitabilmente abbraccia anche il tema della guerra e della pandemia.

La lettera.

Due anni fa iniziammo la Quaresima con l’insorgere della pandemia da Covid-19. Questo sgradito e temibile virus nei due anni appena trascorsi è stato compagno devastante dell’umanità nel mondo intero, mietendo un numero esorbitante di vittime, creando immenso dolore e paure devastanti. Seppure in forma più tenue, continua a tenere alta la nostra preoccupazione.

Accompagnai il momento iniziale della pandemia con la lettera Pastorale “Il Signore si prende cura del suo gregge”, cercando di trasmettere un messaggio di luce e di speranza, la cui sorgente, per noi cristiani è sempre la Pasqua di Nostro Signore, alla quale la Quaresima ci prepara e ci introduce.

La Quaresima, ce lo ricorda anche il Papa nel Messaggio che come ogni anno ci rivolge all’inizio di questo cammino spirituale, “è in qualche maniera un’immagine di tutta l’esistenza terrena”. In che senso? Nel senso che – sono sempre le parole del Papa – la Quaresima, come il tempo che ci è dato di vivere, “è un tempo propizio per seminare il bene in vista di una mietitura”. La Quaresima e il tempo che ci è dato di vivere con tutte le sue gioie e traversie, con la molteplicità degli eventi e delle situazioni personali e sociali, sono “un invito alla conversione, a cambiare mentalità, così che la vita abbia la sua verità e bellezza non tanto nell’avere quanto nel donare, non tanto nell’accumulare quanto nel seminare il bene e nel condividere

Con la pandemia ancora in corso, tanto per tenerci sempre desti, la Quaresima di quest’anno inizia con i venti di guerra, con il rombo degli aerei e dei cannoni, con lo sferragliare dei carri armati e con l’inevitabile tragica scia di vite umane stroncate e di distruzione tipici di ogni guerra… Davvero, sembra che le stesse lezioni della storia che ci dicono che le guerre non hanno mai migliorato la vita dell’uomo e della società, anzi hanno sempre acuito odi e sete di vendetta, non abbiano insegnato niente. La smisurata sete di potere e di denaro che corrompe il cuore dell’uomo è sempre all’origine del male e di ogni guerra.

Hanno colpito la coscienza di tutti la visita personale di Papa Francesco all’Ambasciatore della Russia presso la Santa Sede per far giungere un forte invito ad interrompere il ricorso alle armi e le accorate parole pronunciate nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 23 febbraio. Nelle parole del Papa vi è l’angoscia e la preoccupazione di tutti noi: “Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina” Anche noi, perciò, aderiamo alla giornata di preghiera di digiuno da lui indetta, per oggi, Mercoledì delle Ceneri.

La Quaresima, torna provvidenziale anche quest’anno per aiutarci a capire che soltanto la conversione del cuore può essere la vera condizione per rendere la nostra vita personale e i rapporti sociali tra individui e tra Stati coerenti con il bisogno di pace, di coesione sociale, di serena convivenza tra individui e tra popoli. È consolante e anticipatrice di giorni migliori la voce di folle sterminate che in tante piazze del mondo si leva per condannare la guerra e invocare la pace e il dialogo come unica via per costruirla, ma anche la mobilitazione di massa da tutti i paesi occidentali per inviare aiuti e sostegno alle popolazioni colpite dalla guerra.

“Non Stanchiamoci di fare il bene”, ci ricorda il Papa. “Di fronte all’amara delusione per tanti sogni infranti, – aggiunge – di fronte alla preoccupazione per le sfide che incombono, di fronte allo scoraggiamento per la povertà dei nostri mezzi, la tentazione è quella di chiudersi nel proprio egoismo individualistico e rifugiarsi nell’indifferenza alle sofferenze altrui” Sia questo l’invito con cui anche noi rispondiamo al tanto male, all’odio e alle divisioni che ancora ammorbano la vita del nostro tempo. Solo il diffondersi del bene può sconfiggere il male. La Quaresima ci consegna alcuni strumenti per renderci forti e perseveranti nel “fare il bene”.

La “preghiera”.

Essa nasce dal bisogno di porre Dio al centro della nostra vita, di affidarci a Lui, di metterci alla sua sequela obbedendo alla sua Parola. Uno dei limiti più pericolosi per l’uomo è l’illusione o la presunzione dell’autosufficienza, di poter fare e decidere da solo senza avere chiari e solidi punti di riferimento, chiudendosi all’interno di una visione puramente egoistica e autoreferenziale della vita e della storia umana, isolandosi dal contesto sociale e indipendente da qualunque riferimento ideale e morale oggettivo. La preghiera, aprendoci a Dio, ci apre al prossimo a una visione relazionale della vita, alla percezione dei nostri limiti e all’onnipotenza di Dio.

Il “digiuno”.

Spesso abbiamo di questa parola una interpretazione puramente salutistica o di vuota e insignificante autoflagellazione e autolimitazione. Ci ricorda, invece, la risposta di Gesù al diavolo tentatore dopo i quaranta giorni di digiuno nel deserto: “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt. 4, 4). Il digiuno del corpo ci ricorda che dobbiamo avere fame e sete di quel cibo e di quell’acqua di cui parla Cristo nel dialogo con la donna samaritana al pozzo di Sicar: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Giov. 4, 10). I nostri bisogni sono spesso rappresentati dal cibo, dal sesso, dal conoscere, dal saper capire, dal saper fare qualcosa di bello, dall’arte, dall’amicizia… Gesù è venuto non a reprimere i nostri bisogni e i nostri desideri, ma a liberare i nostri desideri che spesso sono ambigui ed equivoci. C’è una sete che è nostra, ci sono degli appetiti che ci appartengono, ma c’è anche una sete di Dio nei nostri confronti e la fede è l’incontro tra la sete di Dio e quella dell’uomo. Dio essendo amore ha sete di amare e di essere amato. Gesù viene a liberare i nostri desideri profondi che spesso sono anche frustrati per le nostre paure, per i fallimenti, per le risposte sbagliate che diamo alla nostra sete. Sempre più l’uomo del nostro tempo s’inebria e si lascia guidare e   condizionare dai social.  Ma questi, se non saputi usare creano l’illusione di libertà, di eliminazione delle barriere fisiche, culturali e relazioni, possono creare dipendenza, acritica adesione a false informazioni e a pretestuose pressioni psicologiche di poteri forti e condizionanti.

L’ “elemosina”.

Questo è un termine che il tempo e una formale vuota applicazione ha banalizzato e relegato a una pia pratica per mettere a posto la coscienza. La Quaresima, mettendola accanto alla preghiera e al digiuno, ci aiuta a coglierla nel suo vero e pieno significato che rimanda alla terza virtù teologale, la carità, al primo e più grande comandamento, come ce lo ha presentato Cristo “ama Dio sopra tutte le cose e il tuo prossimo come Dio ti ama”. L’elemosina, quindi prima che un gesto è un atteggiamento del cuore, un modo di comprendere noi stesso in necessaria e reciproca relazione con gli altri, nel farci carico gli uni degli altri, nell’essere tutti parte della stessa famiglia dei figli di Dio.

L’invito che ci viene rivolto il Mercoledì delle Ceneri, “convertiti e credi al Vangelo”, ci offre l’orizzonte entro il quale comprendere e vivere la pienezza della Pasqua. Convertiti, orienta la tua vita, cambia il tuo cuore, abbandona i falsi idoli, liberati da una visione miope ed egocentrica della vita, scopri la libertà di una vita nuova rigenerata dall’amore che solo il Risorto sa dare. La preghiera che ti fa mettere Dio al primo posto ti aiuta a superare ogni condizionamento che ti rende schiavo di te stesso, delle tue passioni, dei tuoi egoismi, ma anche di chi attorno a te ti inganna con falsi e allettanti miraggi.

Il digiuno ti aiuta a scoprire e a venire incontro alla fame di chi non ha pane e di che vestirsi, ti aiuta a dare importanza alle cose che contano perché essenziali, non superflue e di corto respiro.

L’elemosina ti fa scoprire il calore della condivisione, ridona il sorriso a chi piange, ridà speranza a chi trova sempre le porte chiuse.

Noi cristiani, se prendiamo sul serio il messaggio di amore e di pace e ne facciamo la nostra ragione di vita saremo sempre più lievito di speranza e di rinascita anche in questo tempo di pandemia e nonostante i venti di guerra generati da una visione miope e scriteriata della storia umana.

Sia per tutti, quella che iniziamo, una Quaresima rigeneratrice di buoni propositi e di buone pratiche.

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