Stipendi da fame, in Gallura gli stagionali si dimettono: “Gli imprenditori paghino il giusto”. Smorzata la polemica sul Reddito di cittadinanza

La situazione del lavoro in Gallura.

L’ultimo report dell’Osservatorio dell’Aspal Sardegna di luglio 2021 restituisce una fotografia del mercato del lavoro gallurese preoccupante. I dati dei primi sei mesi del 2021 evidenziano dei segnali di ripresa, con le assunzioni in aumento rispetto al calo dell’anno precedente. In Sardegna a giugno del 2021 i nuovi posti di lavoro sono stati pari al -6,5% rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno 2019 (nel 2020 la differenza rispetto al 2019 ammontava addirittura ad un –63%). Sono stati attivati 38 mila contratti. Numeri superiori a quelli del 2019. Tuttavia la pandemia ha lasciato delle ferite profonde.

La crisi si sente maggiormente nelle aeree a forte vocazione turistica, come la Gallura, in cui, nei primi sei mesi del 2021, si è cominciato a recuperare la differenza con il 2019. Crisi profonda anche nei servizi che si basano sulla presenza del cliente (spettacoli, commercio, bar e ristoranti). Sono, infatti, queste le attività sulle quali le restrizioni governative hanno inciso maggiormente.

“Questi primi 6 mesi fanno sperare – dice Luisa Di Lorenzo, segretario generale Cgil Gallura -, ma rimane un notevole dose di incertezza sul futuro”. Ma c’è un altro problema: quello delle dimissioni dei lavoratori. In molti “si dimettono stremati fisicamente e psicologicamente e che lamentano condizioni inaccettabili al limite della dignità della persona”. “Incontriamo anche tantissimi lavoratori ai quali vengono proposti contratti di un solo mese e ai quali viene chiesto di svolgere lavoro extra non retribuito per conquistarsi la proroga del contratto stesso di mese in mese – prosegue Di Lorenzo -. Denunciamo, inoltre, la sempre maggiore diffusione di lavoro grigio, ovvero contratti di lavoro parziali per 20 ore settimanali ma che poi diventano 70/80 ore alla settimana, 7 giorni su 7, senza riposo, 12 ore al giorno. E per tutto questo lavoro vengono corrisposti stipendi da fame: 900/1200 euro al mese spesso omnicomprensivi di tredicesima, quattordicesima e Tfr”.

La situazione degli stagionali.

La denuncia riguarda i contratti applicati. “Poi gli imprenditori si chiedono anche perché non trovano lavoratori stagionali. La risposta è banale: i contratti che vengono proposti sono inaccettabili. Lo diciamo forte e chiaro: il lavoro va pagato dignitosamente e nel rispetto della professionalità di chi lo presta, senza schiavismi e irregolarità”, afferma Di Lorenzo.

Poi c’è la nota polemica del Reddito di cittadinanza. In Gallura – secondo il report Inps di luglio 2021 per gli ultimi sei mesi – sono poco più di 3000 i nuclei e 6000 le persone complessivamente che annualmente chiedono di beneficiarne per un importo medio di 527 euro. “Possiamo dire che i lavoratori galluresi non fanno molto ricorso al Reddito di cittadinanza, preferendo cercarsi un lavoro. Ma purtroppo sono spesso costretti a licenziarsi perché il trattamento economico e umano riservato loro da alcuni “imprenditori” non è tollerabile”, conclude la segretaria Cgil.

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